Andare Avanti
L'aere lascivo del tempo di oggi equivale ad un gabbio di ferro, irremovibile dall'esatto punto in cui si erge.
Sempre più spesso siamo costretti a fissare l'immagine impura dei giovani, creature troppo deboli e troppo protervi, troppo o troppo poco.
Imbellettati da difetti di pece, indelebili come marchi eterni scalfiti su di un tessuto di pelle.
Difetti che non permettono lo sguardo di scene migliori, solchi di luce e sorrisi velati. Solo difetti.
Quasi il 40% dei giovani italiani porta sulle proprie spalle il peso che questo paese gli ha imposto di sorreggere, 1 su 7 fra i giovani tra i 10 ed i 19 anni convive con un disturbo di ansia o depressione diagnosticato; secondo l’Istat il disturbo depressivo interessa 2,8 milioni di italiani, una percentuale crescente con l’aumentare dell’età.
La maggior parte degli adulti che li circondano vantano di non crederci, perché i giovani di oggi sono soltanto la brutta copia di una generazione passata, attori fasulli di un palcoscenico perfetto, il quale nasconde le scorie dietro un sipario dal colore vermiglio. Ma questa è una storia che ormai siamo abituati ad udire.
Questi dolori, però, non sono inferiori soltanto perché agli occhi di chi li guarda appaiono invisibili: sono mutilazioni anche fisiche, oltre ad essere psicologiche; sono laceranti ferite dell'anima che rendono impossibile, a chi ne soffre, anche soltanto il pensiero di svolgere azioni quotidiane semplici, che permettono di vivere.
Anche gli ambienti che dovrebbero costituire per i giovani una pedana di lancio verso il cielo stanno costruendo attorno ad essi un'aurea velenosa, un'atmosfera irrespirabile è ciò che fluttua all'interno delle classi italiane.
Lo studio è ormai una corsa, sempre più ripida, verso un obbiettivo il cui punto di sanità è andato perduto: la scuola non rappresenta più la cultura, ma soltanto il mezzo attraverso cui ottenere beceri risultati che si basano soltanto su un criterio di giudizio generale e soggettivo: il voto.
Una valutazione che dipende soltanto dall'irragionevole casualità del mondo, e non dalla reale preparazione dell'alunno o dalla performance effettuata durante un'interrogazione. Una performance nella quale insistono innumerevoli influenze esterne, ed una di queste è proprio l'ansia.
La vista si annebbia, la sudorazione aumenta e il caos prende parte alla confusione di quei momenti.
In questi casi si accende l'incandescente desiderio di "Andare Oltre", non fermarsi a guardare un vuoto che sembra volerci risucchiare; far defluire e allontanare i pensieri cupi che si prostrano sulle nostre teste, scacciare le ombre, insistere affinché la luce superi l'oscurità. Ritrovare la pace. Riprendere fiato, respirare, e finalmente, scoprire che si può rinascere anche dalle ceneri.
"Ιοίνη", "che io possa andare avanti", sussurrava a sé stessa la poetessa Saffo, con l'auspicio di poter combattere con i raggi del sole che inumidiscono gli occhi, piuttosto che con le tenebre che bruciano l'anima.
di Alice Canzoniero